Francesca Centofanti
Ieri sono andata ad un corso sulla lettura. Ad un certo punto mi è stata rivolta questa domanda:
- cos'è leggere per te? La prima risposta, quella di pancia, istintiva è stata: una droga (la notte precedente avevo fatto, appunto, le due per finire un libro). Ma poi mi sono presa del tempo per far scendere un po' più giù questo interrogativo. Perché leggo? Io compro solo libri che possano toccarmi, parlare alla mia vita, al mio cuore e, non so se ne esistono di affettivamente muti, ma quelli che cerco io devono essere diretti, incisivi, franchi. Quelli tipo da schiaffoni in faccia, da shakerate di spalle, da "oooh svegliati!!". Quelli in cui i protagonisti stanno lì, metaforicamente dall'altro lato della strada, sventolando vigorosamente le braccia, che gridano: "se ce l'ho fatta io, perché non dovresti farcela anche tuuuuu?" Stanno lì, mi guardano e mi chiedono perché non dovrei saper affrontare un dolore, una malattia, una perdita, se loro ce l'hanno fatta. Perché non dovrei saper tirare fuori quei sentimenti che credevo invece impossibile esternare. O imparare ad amare chi non mi va né su né giù. Perché non potrei capire che è solo quando mi accorgo di stare nella strada giusta, quella preparata per me, quella che mi porta al Cielo, che posso davvero finalmente estesamente essere Felice. Ecco. Questi sono i libri che amo leggere, e i libri così io non li leggo, me li mangio. Mi ci tuffo dentro, mi ci immergo, ci vivo dentro. Come in questi giorni. Sono stata fisicamente lì, dall'altro capo del mondo, dentro quelle pagine, vicino a Barbara e a Paolo, in Cina. E ho combattuto insieme a loro le battaglie, ho assaporato le loro vittorie. Ho vissuto le loro paure e condiviso le stesse ribellioni. Le loro preziosissime fragilità sono state per me un tesoro inestimabile. L'altro ieri, è vero, ho fatto le due di notte per arrivare all'ultima pagina di Vengo con te di Susanna Bo (a volte anche ore più piccole) e sfogliata quella, avevo solo una parola sulla punta della lingua: grazie! E avrei voluto abbracciare tutti, Barbara, Paolo, i suoceri, gli amici, i familiari, i cinesi, e dirgli grazie. Grazie perché siete riusciti a tirare fuori parole evangeliche da Kung fu Panda, ma anche da un rutto (e non solo) scappato in luogo pubblico. Grazie perché è verissimo che "l'importante è puzzare stando insieme agli altri, invece che rintanati a casa propria..." È così, è proprio vero, e non lo è solo se stai in missione dall'altro capo del mondo in un'isola sperduta. C'è gente che puzza anche su questo lato della terra. Grazie Maestro Oogway, grazie don Paolo, grazie Susanna. Di cuore, davvero di cuore. (ora resto in ibernazione fino all'arrivo di Se fossi in te).
0 Comments
Your comment will be posted after it is approved.
Leave a Reply. |