Francesca Centofanti
Oggi per me (come per molti) è stato il primo giorno di scuola, sia come genitore che come insegnante.
Da mamma, grazie a Dio, non ho mai sofferto d'ansie, e oggi i miei figli sono abbastanza grandi da avere già le loro. Quindi li ho lasciati a briglie sciolte, mandando solamente, ove necessitava, un riassunto dei 4 diversi protocolli di sicurezza e il cancello da dove sarebbero dovuti entrare (quelli che non avevano la DAD). Stop. In questi ultimi giorni invece, come insegnante, sotto sotto, ero agitata, ma non per me, per i bimbi. Come vivranno questo tempo? Capiranno? Soffriranno? Cosa penseranno? Ho sentito qualche adulto asserire che la cosa migliore per i bambini sarebbe inquadrare tutta questa situazione in un trend di normalità. Altri invece credono che il modo migliore sarebbe creare dei piccoli ribelli in erba. Inculcare loro il pensiero che tutto questo è un'ingiustizia e va combattuta. Ma davvero queste sono le uniche strade percorribili? Le uniche risposte da dare? Mi sono chiesta: ma se invece non percepissero questa condizione come vorrebbe imporre loro, inconsciamente, l'adulto di riferimento? Se qualcuno la soffrisse, ma un altro invece la vivesse serenamente? Se uno fosse arrabbiato e l'altro speranzoso e ottimista? Il mio compito è esattamente quello che dice Annalisa Teggi nel suo articolo: che ogni bimbo abbia gli spazi debiti per fare domande, per tirare fuori tutto quello che prova. Che non si senta costretto ad accettare passivamente questo tempo; che si senta libero di avere reazioni soggettive, diverse dagli adulti e dai suoi coetanei. Non importa l'età. Anche a 4 anni un bimbo ha la necessità di sentirsi libero. Libero di dire, ad esempio: "questo tempo non mi piace per niente" oppure "i miei genitori sono angosciati, ma io affatto!“ Ed è proprio da questa libertà che si può partire per creare qualcosa di bello, tutti insieme. È da questo diritto di esprimerci che possiamo cercare di dare un valore a tutto questo tempo, bello o brutto che noi lo percepiamo. Non c'è bisogno di far finta che non sia un tempo particolare. Perché forse qualcuno sta davvero soffrendo. Ma forse qualcuno, invece, vuole davvero dare un sorriso o tendere la mano verso chi si sente più fragile o più angosciato. E magari è proprio in questo tempo un po' particolare (non importa ora se bello o brutto) che insieme, con la gioia nel cuore e la vita che ci esplode dentro, possiamo superare tutte le difficoltá. Vorrei ringraziare Annalisa Teggi per questi tre minuti di intensa umanità, https://it.aleteia.org/2020/09/14/scintille-podcast-nostro-primo-giorno-scuola/
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